Tacuinum sanitatis
Il vostro Tarlo ha letteralmente divorato il libro che oggi vi propone; lo si può ben vedere da questa prima tavola in cui la mia opera masticatoria è ben visibile:

L'autore dell'opera è Abū al-Ḥasan al-Mukhtār ibn ʿAbdūn b. Saʿdūn, in Occidente conosciuto come Ibn Buṭlān, nato a Baghdad nel 1001 e morto ad Antiochia di Siria. Questi fu un medico arabo, di fede cristiana nestoriana (melkita). Allievo di Ibn al-Ṭayyib, sacerdote cristiano, filosofo e medico, nel 1049 lasciò Baghdad e visitò Aleppo, Laodicea, Giaffa, Il Cairo e Costantinopoli. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in un monastero nei pressi di Antiochia, dove prese i voti. Ibn Buṭlān scrisse un trattato di medicina che conteneva la descrizione di piante e nozioni di igiene, dietetica e di pratica medica. Venivano messi in risalto i benefici di una regolare cura fisica e mentale del proprio corpo. L'opera si intitola Taqwīm al‑ṣiḥha ossia le Tavole della salute; dalla parola araba Taqwin deriva il termine taccuino, e Tacuina sanitatis furono chiamate le traduzioni in latino che si diffusero in tutta Europa ma specialmente nell'Italia settentrionale. La prima traduzione in latino fu opera di Faraj ben Salim, anche conosciuto come Ferrauto di Girgenti, un medico ebreo, nato ad Agrigento intorno al 1230. Questi, su incarico di re Carlo I d'Angiò tradusse numerosi trattati di medicina araba, tra cui la monumentale enciclopedia Al-Ḥāwī, opera del grande medico persiano al-Razi.

I Tacuina sanitatis si diffusero sotto forma di manoscritti riccamente miniati e sono proprio le splendide miniature a fare di queste opere delle enciclopedie illustrate della vita medioevale, attraverso la vivace raffigurazione di ambienti, di scene di lavoro e di vita domestica, di piante e di animali.

Per nostra fortuna copie dei Tacuina sono giunte fino a noi; le tre di maggior pregio sono conservate alla Biblioteca Casanatense di Roma, alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna e alla Bibliothèque Nationale de France di Parigi. Quest'ultima mette a disposizione la versione digitale dell'opera: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b105072169?rk=21459;2

Purtroppo, come avrete notato, su tutte le pagine è stampigliato il timbro della biblioteca, certo per evitarne il furto. Ciò comunque non pregiudica la gradevole fruizione delle immagini. L'illustrazione della Mandragora è degna dei migliori bestiari medioevali:

La pianta è raffigurata con le sembianze un bambino, per l'aspetto antropomorfo che può assumere la sua radice. Da ciò derivava la leggenda che il pianto della mandragora fosse in grado di uccidere un uomo. Come ricorda Machiavelli nella Mandragola, il metodo più sicuro per cogliere la pianta era legarla al guinzaglio di un cane che, tirandolo, l'avrebbe sradicata. La povera bestia sarebbe stata l'eventuale vittima del lamento straziante della mandragora e il suo proprietario avrebbe potuto poi coglierla senza alcun rischio.

L'immagine del Coito ci ricorda che, al di là dei luoghi comuni, il Medioevo fu un'epoca molto meno repressa di tante altre, compresa forse la nostra. Come ci ricorda Alessandro Barbero "avendo tutti quanti letto le novelle del Boccaccio a scuola", si sa che nel Medioevo "si fa molto sesso e se ne fa con molta libertà e le regole sono molto poco rigide e c'è pochissima ipocrisia nel parlarne". Chi volesse approfondire il tema ha a disposizione il libro della medievista Chiara Frugoni A letto nel Medioevo. Come e con chi, tra l'altro stupendamente illustrato. A un'altra studiosa, Luisa Cogliati Arano, si deve il volume Tacuinum sanitatis, pubblicato da Electa nel 1973, con numerose illustrazioni tratte dai volumi conservati a Liegi, Parigi, Rouen, Vienna e Roma.

Un'ultima curiosità. Questa immagine, che si trova nella copia del Tacuinum sanitatis di Vienna, illustra l'impiego dell'aqua calida. La didascalia originale descrive i giovamenti che si hanno nel berne, precisando che i possibili effetti dannosi sulla digestione sono evitabili aggiungendovi acqua di rose. L'immagine mostra invece in modo inequivocabile una lavanda dei piedi. L'incongruenza è poco spiegabile, a meno che non s'intenda bere l'acqua dopo aver lavato le estremità, cosa che comunque il Tarlo sconsiglia vivamente. Vorrei far notare che si è parlato di libri e di salute, citando arabi e persiani, cristiani ed ebrei e non una sola volta è comparsa una parola: Guerra!