Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere

07.03.2025

 Sylvain Marechal (1750-1803) presenta nel 1801 un progetto di legge "... per vietare alle donne di imparare a leggere"
Bieco oscurantista,  si dirà, vergogna!  No, questo insigne studioso è un illuminista appassionato, come di legge nel risvolto di quarta scrittore, avvocato, rivoluzionario, ammiratore di Rousseau, Voltaire e Diderot, ateo, utopista,seguace di babeuf e anarchico ante litteram è convinto di agire secondo i precetti della ragione e nel supremo interesse della società.
Il testo, argomentato con sapiente linguaggio giuridico, gradevole alla lettura, si rivela, frase dopo frase, nello svolgimento di premesse e deduzioni, di una comicità irresistibile e paradossale, che rasenta il delirio e, ça va sans dire, del tutto involontaria. Il lettore, disorientato, viene indotto a pensare di trovarsi di fronte ad un ad un pamphlet satirico, che voglia dire l'esatto contrario della lettera: no il buon Marechal fa sul serio, vuole veramente vietare alle donne di imparare a leggere, ed apre il progetto con questa benevola esortazione:
Se l'albero della conoscenza v'è proibito,
Serbate l'ignoranza vostra senza rimpianto alcuno,
Custodi di virtù, e fonte di piaceri;
Dedicate il tempo dello svago a innocui passatempi.
La motivazione non potrebbe essere più razionale: se l'amore onesto, la castità, la tenerezza materna, la pietà filiale, la riconoscenza per il bene ricevuto ecc., c'erano prima dell'invenzione dell'alfabeto, possono continuare ad esistere facendone a meno. Chiaro no?
Vediamo un'altra perla: ...la natura stessa, dotando le donne di una prodigiosa attitudine a parlare, sembra aver voluto risparmiare loro la preoccupazione d'imparare a leggere e scrivere. Giusto linguacciute e quindi analfabete! E come se non bastasse: il grazioso cicaleccio femminile compenserà con gli interessi l'assenza della penna.
Non poteva mancare il riposo del guerriero: ... la società civile, nella distribuzione dei ruoli, ha assegnato quello passivo alle donne. Il confine del loro impero è la soglia della casa paterna o maritale. Lì esse regnano davvero. Lì, con le loro premure quotidiane, ristorano gli uomini dalle incombenze e le fatiche sopportate fuori casa.
Un saggio avvertimento: le donne le quali menano vanto di saper leggere e scrivere bene, non sono quelle che sanno amare meglio. Intelletto e talento raffreddano il cuore. Care  lettrici accanite in questo vizio, siete avvertite, non lamentatevi poi se i vostri uomini si allontanano da voi in cerca di compiacenti illetterate, dal grazioso cicaleccio.
E poi è cosa nota che: una donna che scrive si crede in diritto di potersi permettere molte più cose rispetto a un'altra che conosca solo l'ago e il filo. Ragazze state al vostro posto!
Segue poi un lungo elenco dei guai che la Francia, e non solo, si sarebbe risparmiata se certe donne celebri (fra cui anche la regina Caterina) fossero state analfabete.
Non contento Monsieur afferma:
Una fanciulla che sa leggere resiste a stento alla tentazione di posare gli occhi sulle lettere d'amore di un suadente seduttore.
Quante devastazioni causano nel tenero cervello delle donne i romanzi e le opere di devozione.
Quanto è contagiosa la lettura: non appena una donna apre un libro, già si crede in condizione di scriverne uno anche lei.

Mi sembra inutile procedere con le citazioni, il senso del "Progetto" di Monsieur Marechal è chiaro. Le sue farneticazioni ad una prima lettura suscitano un sorriso, sia pure a denti stretti, ma se ci si sofferma a riflettere non possiamo fare a meno di considerare che, se esso fu presentato, era perché queste idee non erano del tutto estranee fra gli intellettuali e nell'opinione pubblica, magari senza il coraggio di una pubblica esposizione; l'autore almeno ci ha messo la faccia, consentendoci ora di sbeffeggiarlo. Tuttavia leggendo per intero il testo non possiamo fare a meno di chiederci: ma siamo proprio sicuri che questi nobili pensieri non abbiano lasciato qualche traccia nella mentalità del XXI secolo?
Una osservazione: nelle note il curatore del testo fornisce tutti i dati delle donne più o meno celebri citate come cattivi esempi a causa della loro cultura.

Sfogliando il libro

Il libro contiene ben 113 ragioni a sostegno dell'illuminato progetto, ne peschiamo a caso alcuni.

CONSIDERANDO:

12. Che gli omaggi resi dal primo all'altro sesso come una doverosa quanto piacevole abitudine, non sono rivolti affatto al sapere delle donne, bensì unicamente alle loro grazie e alle loro virtù.

31. Che, di solito, una donna perde in avvenenza e persino in verecondia, nella misura in cui accresce la sua cultura e il suo talento. Per poco che sappia leggere e scrivere, una donna si crede emancipata, e libera dalla tutela che la natura e la società le hanno imposto nel suo stesso interesse.

60. Che Saffo avrebbe salvaguardato la sua reputazione, se non avesse saputo scrivere: o almeno non avrebbe fatto parlare di sé, con gran disdoro del suo sesso.

65. Che, tra le occupazioni delle mogli degli eroi dell'Antichità, innanzi tutto si raccomandava loro di tessere la tela. In Omero, esse ripongono il loro maggior vanto, non nel saper leggere e scrivere, ma nell'arte del filare. Teocrito, per dare un alto concetto della bella Elena, racconta che sapeva filare meglio di tutte le sue ancelle,

89. Che le Americane del sud sopportano da sole tutte le incombenze della casa, e partoriscono senza dolore; se sapessero leggere sarebbero meno robuste, meno sane e meno laboriose. È dimostrato che le scrittrici sono meno feconde delle altre donne. L'esempio di santa Brigida, madre di dodici figli e autrice di dodici volumi, non dimostra niente: l'esempio di una santa non è che un'eccezione.

Ecco il nostro campione. Se la sua tesi sul rapporto avvenenza-intelligenza è valida, lui doveva essere un genio, peccato che i posteri non lo abbiano riconosciuto. Ma non sarà perché la popolazione successiva era composta per la gran parte di donne, e per giunta alfabetizzate! Mah!