Poesia cavalleresca Il prode Anselmo

07.04.2025

L'antefatto, divertente e apparentemente insolito. Da tempo un amico ed io, entrambi appartenenti all'età autunnale, ci scambiamo nelle nostre mail, rimandi e riferimenti a libri, film, musiche, canzoni e materiale diverso, proveniente dalla biblioteca - nel senso di patrimonio culturale vario, comune ad un gruppo di parlanti - che per motivi anagrafici condividiamo e i cui contenuti sono per lo più ignorati dai giovani. Ciascuno di noi rilancia, un po' per celia (e un po' per non morire mi verrebbe da dire) e un po' per sfida, un nome, un libro, una canzone, un personaggio, che di solito l'altro puntualmente afferra al volo: un gioco ironico, non privo di nostalgia e di un certo compiacimento. Stamattina è toccato a La partenza del  crociato ovvero Il prode Anselmo, poesia satirica di Giovanni Visconti Venosta; ho dato una risposta rapida perché dovevo scappare, avevo una lezione presso un'associazione culturale di cui faccio parte. E qui viene il bello; la mia classe è composta di alunni della cosiddetta terza età, molto vivaci, interessati e arguti; durante il dibattito uno di essi, se ne viene fuori con "la fiaschetta del mistrà" un verso, nientemeno, che della famosa ballata. Detto fatto, rapida consultazione sul web via cellulare, e lettura della ballata, ovviamente apprezzatissima. Ma non finisce qui, tornando a casa riprendo le ricerche perché avevo adocchiato un libro, proprio sul prode Anselmo, questo che mi accingo recensire. L'altra coincidenza è che il curatore del libretto è un mio collega, pensionato anche lui sicuramente, studioso di letteratura infantile e di tradizioni storiche e folcloristiche della nostra regione, la Liguria. Ecco fatto! Questo libretto è adatto ai bambini, ma può divertire anche un adulto dotato, quanto basta, di senso dell'umorismo. Si tratta infatti di una gradevole presa in giro non solo dell'impresa delle Crociate e dell'onore cavalleresco, ma anche, e non troppo velatamente, di certi contenuti e metodi scolastici.

La partenza del crociato (*)

Passa un giorno, passa l'altro
Mai non torna il nostro Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra e mise l'elmo...
Mise l'elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì, la lancia in resta,
A cavallo d'un caval.
La sua bella che abbracciollo
Gli dié un bacio e disse: Va!
E gli pose ad armacollo
La fiaschetta del mistrà.
Poi, donatogli un anello
Sacro pegno di sua fe',
Gli metteva nel fardello
Fin le pezze per i piè.
Fu alle nove di mattina
Che l'Anselmo uscia bel bel,
Per andar in Palestina
A conquidere l'Avel.
Né per vie ferrate andava
Come in oggi col vapor,
A quei tempi si ferrava,
Non la via, ma il viaggiator.
La cravatta in fer battuto
E in ottone avea il gilé,
Ei viaggiava, è ver, seduto
Ma il cavallo andava a pié.
Da quel dì non fe' che andare...
Andar sempre, andare, andar...
Quando a pié d'un casolare
Vide un lago, ed era il mar!
Sospettollo... e impensierito
Saviamente si fermò,
Poi chinossi, e con un dito
A buon conto l'assaggiò.
Come fu sul bastimento,
Ben gli venne il mal di mar;
Ma l'Anselmo in un momento
Mise fuori il desinar.
La città di Costantino
nello scorgerlo tremò
brandir volle il bicchierino
ma il Corano lo vietò.
Il Sultano in tal frangente
Mandò il palo ad aguzzar,
Ma l'Anselmo previdente
Fin le brache avea d'acciar.
Pipe, sciabole, tappeti,
Mezze lune, jatagan
Odalische, minareti
Già imballati avea il Sultan,
Quando presso ai Salamini
Sete ria incominciò
E l'Anselmo, coi più fini,
Prese l'elmo e a bere andò.
Ma nell'elmo, il crederete?
C'era in fondo un forellin,
E in tre dì morì di sete
Senza accorgersi il tapin
Passa un giorno, passa l'altro,
Mai non torna il guerrier;
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra col cimier.
Col cimiero sulla testa,
Ma nel fondo non guardò:
E così gli avvenne questa,
Che mai più non ritornò! 

(*) ovvero Il prode Anselmo

Il libro è scaricabile qui

 https://liberliber.it/autori/autori-v/giovanni-visconti-venosta/la-partenza-del-crociato-ovvero-il-prode-anselmo/

Così scrive l'autore, Giovanni Visconti Venosta, sull'origine della poesia.

Sulla fine di quell'autunno scrissi uno scherzo poetico, al quale non è mancata una certa notorietà e che rammenterò qui seguendo l'ordine cronologico della mia narrazione. Eravamo vicini alla riapertura delle scuole, e un giorno una buona donna, che abitava presso la nostra casa di Tirano, venne da me conducendo un suo figliuolo che era scolare di ginnasio, credo a Como. La madre mi disse che quel suo figliuolo era tutto mortificato, perché non gli era riuscito di fare uno dei compiti autunnali datigli dal professore: veramente lo aveva principiato, ma non aveva saputo andare innanzi. Il ragazzo quasi piangeva, e io, lasciandomi intenerire, mi offersi di finirgli quel disgraziato compito. Trattavasi d'una poesia, il cui argomento, scelto tra i molti che correvano per le scuole a quei tempi, era: La partenza del Crociato per la Palestina.

(Gralli)