McCoy Tyner

"La musica, importante quanto la tua stessa vita", è una frase emblematica riportata nella copertina del bellissimo libro di Val Wilmer, scrittrice e fotografa americana, dedicato all'epopea del free jazz e delle sue trasformazioni.

McCoy è stato uno dei protagonisti di quel periodo, non foss'altro per la sua collaborazione, ancora giovanissimo, con John Coltrane con il quale ha inciso i suoi monumentali dischi My Favourite Things, A Love Supreme e Ballads. Questo vuole essere un omaggio a uno dei grandi pianisti e compositori jazz la cui scomparsa avvenne il 6 marzo di 5 anni fa, a 82 anni. McCoy Tyner, nativo di Filadelfia, a 20 anni suonava già con Coltrane in un quartetto che comprendeva anche Elvin Jones alla batteria e Jimmy Garrison al contrabbasso. Val Wilmer parla di "un'avventura della generazione che è riuscita a fare della propria arte la vera avanguardia della cultura americana" e non sembri questo giudizio esagerato perché la comparsa del free jazz, e la sua influenza sulla black music, fu davvero uno shock che non tutti riuscirono ad accettare. John Coltrane, McCoy Tyner, Ornette Coleman, Sun Ra, Albert Ayler, per citare i più famosi, cambiarono davvero le sorti del jazz. Poi, però, McCoy Tyner, causa anche profondi contrasti con Coltrane, si mise in proprio e, da lì in avanti, suonò con il suo gruppo e, molto spesso, anche in solitaria. Ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di McCoy piano solo al North Sea Jazz a Rotterdam quando il nostro era già avanti con l'età: dalle prime note la prima sensazione fu subito quella di essere in presenza di una musica senza età, suonata da un pianista di classe, ormai concentrato sull'essenziale, togliere più che mettere, arrivare al cuore delle sue idee musicali, in un approdo dove la abilità del compositore e quella del pianista si esprimevano al massimo livello. McCoy Tyner scrisse e suonò molto, davvero la musica era la sua vita e non si risparmiò anche quando le sue condizioni fisiche e l'età avrebbero suggerito di rallentare. Ma, davvero, si può chiedere ad un artista generoso di ritirarsi in buon ordine? Non credo. La discografia di McCoy, lo avrete già capito, è una scia interminabile fatta di esperienze diverse, di sensibilità mutevoli e di collaborazioni a 360 gradi. Provo a suggerire un paio di ascolti: The Real McCoy e The Montreux Years. Nel primo caso, l'album è del 1967, oltre alla qualità eccelsa si tratta di un lavoro, dopo l'esperienza Coltrane, nel quale è come se McCoy volesse prendere il controllo della propria musica e dire "questo sono io". Il secondo album suggerito è un disco del 2023 dove sono raccolti alcuni brani delle partecipazioni di McCoy al Festival di Montreux dal 1981 al 2009. Ascoltate McCoy in lungo e in largo: scoprirete la magia del suo pianoforte e starete meglio.
The Real McCoy (1/1/1967) (Blue Note) 37 min
https://www.youtube.com/watch?v=P5Y0sBc3WYE&t=3s&ab_channel=mistermister668
McCoy Tyner (1938/2020) Pianoforte
Joe Henderson (1937/2001) Sassofono
Ron Carter (1937) Contrabbasso
Elvin Jones (1927/2004) Batteria

The Montreux Years (23/6/2023) (BMG) 1 h 23 min
https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kfGU1rzkvIlqE9BlGvjXOS0g8BAFnkUFQ&feature=shared
McCoy Tyner Trio