Lettere dalla terra

18.02.2025

Siamo in cielo, il Creatore è assiso sul trono, ai suoi piedi tre arcangeli; sta pensando, poi finalmente leva la mano e un turbinio sfavillante di milioni di soli squarciano le tenebre e si spandono nello spazio, in remote lontananze, fino diventare stelle palpitanti nella volta dell'universo. Quando tutto è finito i tre arcangeli, Satana, Gabriele e Michele, stupefatti e pensierosi, vengono congedati, e cercano un angolo dove poter scambiare liberamente le loro opinioni sull'evento straordinario di cui sono stati testimoni. Nessuno però ha il coraggio di cominciare, nonostante bruci dalla voglia: meglio prima sentire il parere degli altri, per prudenza, non si sa mai. Stanno lì per un po' a ciurlare nel manico, fino a quando Satana, cui il coraggio non difetta, prende la parola per esaminare l'opera del Capo, e lo fa senza tanti peli sulla lingua. Poco dopo i tre vengono chiamati ad assistere alla creazione degli animali e dell'uomo ed invitati a fare domande. I commenti di Satana, solo apparentemente elogiativi, irritano il Creatore che lo spedisce in esilio nello spazio. L'angelo indisciplinato decide allora di farsi un giretto e di andare a dare un'occhiata al nuovo prodotto del Capo, la Terra, dalla quale spedirà delle lettere ai colleghi narrando fatti e impressioni.
Trattandosi di Mark Twain, notoriamente irriverente e scettico nei confronti della religione, e pessimista sulla natura umana, possiamo immaginare quel che ne verrà fuori, le sferzate ironiche non risparmiano nessuno, il Creatore, le ipocrisie e le malvagità delle sue creature, la morale, le pratiche religiose, il libro sacro, il creazionismo... insomma ce n'è per tutti, un godimento intellettuale asprigno e stuzzicante.

Sfogliando il libro

Quando il Creatore ebbe finito di pensare, disse: "Ho pensato. Guardate!"
Levò la Sua mano e da essa esplose un getto di fuoco, un milione di soli stupendi, che spaccarono le tenebre e salirono, sempre più lontano, diminuendo in magnitudine e intensità mentre bucavano le remote frontiere dello Spazio, finché alfine non furono null'altro che diamanti sfavillanti sotto la volta immensa dell'universo.
Al trascorrere di un'ora il Gran Consiglio (composto da Michele, Gabriele e Satana ndr) fu congedato. Essi lasciarono la Presenza impressionati e pensierosi e si ritirarono in un posto appartato dove potessero parlare in libertà. Nessuno dei tre sembrava disposto a incominciare, sebbene tutti volessero che qualcuno lo facesse. Ciascuno bruciava dalla voglia di discutere il Grande Evento, ma preferiva non esporsi prima di aver sentito che ne pensassero gli altri.
La conversazione si trascinò vaga e tediosa su questioni di nessuna importanza, finché l'arcangelo Satana non raccolse il suo coraggio - di cui aveva una scorta abbondante - e ruppe gli indugi. Disse:
"Sappiamo che cosa siamo qui a discutere, miei signori; possiamo dunque mettere da parte la messa in scena e incominciare. Se questa è l'opinione del Consiglio".
"Lo è, lo è !" dissero Gabriele e Michele, interrompendo riconoscenti.
"Molto bene, allora, procediamo. Abbiamo assistito a una cosa meravigliosa; su questo siamo tutti sicuramente d'accordo. Quanto al suo valore - se ne ha - è una questione che personalmente non ci tocca. Possiamo avere su di essa tutte le opinioni che vogliamo, e questo è il nostro limite. Non abbiamo diritto di voto. Io penso che lo Spazio andava bene così com'era, e utile, anche. Freddo e buio; un posto riposante, di quando in quando, dopo una stagione nel clima ultratemperato e negli affaticanti splendori dei cieli.
"Ma questi sono dettagli di poco conto; la nuova caratteristica, l'immensa caratteristica, è... che cosa, signori? L'invenzione e l'introduzione della Legge automatica, incontrollata, autoregolante per il governo di quelle miriadi di soli e mondi turbinanti!"
"Esattamente!" disse Satana. "Si vede subito che è un'idea fantastica. Niente di paragonabile era mai scaturito prima dall'intelletto del Maestro. Legge; Legge Automatica; esatta e invariabile; che non richiede supervisione né correzioni né aggiustamenti mentre le eternità perdurano! Egli ha detto che quegli innumerevoli, immensi corpi percorreranno le lande dello Spazio per epoche e epoche, a velocità inimmaginabili, intorno a orbite fantastiche ma senza mai collidere, e senza mai allungare o accorciare i loro periodi orbitali nemmeno della centesima parte di un secondo in duemila anni!
"Questo è il nuovo miracolo. E il più grande di tutti. Legge Automatica! E ha dato a essa un nome: LEGGE DELLA NATURA; e ha detto che la Legge della Natura è la LEGGE DI DIO; nomi intercambiabili per un'unica cosa".
"Sì" disse Michele, "e ha detto che avrebbe imposto la Legge della Natura - la Legge di Dio - su tutti i Suoi domini e la sua autorità sarebbe stata suprema e inviolabile".
"Inoltre" disse Gabriele "ha detto che presto avrebbe creato gli animali e avrebbe sottoposto anch'essi all'autorità di quella Legge".
"Sì" disse Satana, "l'ho sentito, ma non ho capito. Che cos'è gli animali, Gabriele?"
"Mah, come faccio a saperlo? Come facciamo a saperlo? È una parola nuova".

"Miei signori, sto facendo gli animali. Gradireste venire a vedere?"
Andarono, videro, e furono perplessi. Profondamente perplessi; e il Creatore se ne avvide, e disse: "chiedete. Risponderò".
"Divino" disse Satana, facendo un inchino, "a che cosa servono?"
"Essi sono un esperimento in Morale e Condotta. Osservali, e impara".
Ce n'erano a migliaia. Tutti in piena attività. Impegnati, tutti impegnati; principalmente a perseguitarsi l'un l'altro. Commentò Satana, dopo averne esaminato uno con un potente microscopio:
"quella grossa bestia uccide gli animali più deboli, Divino".
"La tigre, sì. La legge della sua natura è la ferocia. La legge della sua natura è la Legge di Dio. Essa non può disubbidirla".
"Allora nell'ubbidirla essa non commette peccato, Divino?"
"No, essa è senza colpa".
"Quest'altra creatura, qui, è timida, Divino, e patisce la morte senza resistere".
"Il coniglio, sì. Esso è senza coraggio. È la legge della sua natura; la Legge di Dio. Esso deve ubbidirla".
"Allora esso non può onorevolmente contrastare la sua natura e resistere, Divino?"
"Essi sono un esperimento in Morale e Condotta. Osservali, e impara".
Ce n'erano a migliaia. Tutti in piena attività. Impegnati, tutti impegnati; principalmente a perseguitarsi l'un l'altro. Commentò Satana, dopo averne esaminato uno con un potente microscopio:
"quella grossa bestia uccide gli animali più deboli, Divino".
"La tigre, sì. La legge della sua natura è la ferocia. La legge della sua natura è la Legge di Dio. Essa non può disubbidirla".
"Allora nell'ubbidirla essa non commette peccato, Divino?"
"No, essa è senza colpa".
"Quest'altra creatura, qui, è timida, Divino, e patisce la morte senza resistere".
"Il coniglio, sì. Esso è senza coraggio. È la legge della sua natura; la Legge di Dio. Esso deve ubbidirla".
"Allora esso non può onorevolmente contrastare la sua natura e resistere, Divino?"

Attento adesso, guarda! Una nuova creatura; il capolavoro: l'Uomo!"
Uomini, donne, bambini sciamano a greggi, a frotte, a milioni.
"Che ne farai, Divino?"
"Immetterò in ciascuno, con gradazioni e intensità diverse, tutte le varie Qualità Morali, in massa, che sono state distribuite, una singola distintiva caratteristica per volta, nel mondo animale non parlante: coraggio, codardia, ferocia, gentilezza, onestà, giustizia, furbizia, slealtà, magnanimità, crudeltà, cattiveria, malignità, concupiscenza, pietà, compassione, purezza, egoismo, dolcezza, onore, amore, odio, bassezza, nobiltà, lealtà, falsità, sincerità, mendacia.
"Ogni essere umano avrà in sé tutte queste Qualità Morali, e esse costituiranno la sua natura. In alcuni, ci saranno alte e nobili caratteristiche che sommergeranno quelle cattive, e questi saranno chiamati Buoni; in altri le caratteristiche cattive avranno il predominio, e quelli saranno chiamati Cattivi.
"Osserva... guarda... svaniscono!"
"Dove sono andati, Divino?"
"Sulla terra, essi e i loro compagni animali".
"Che cos'è la terra?"
"Un piccolo globo che feci uno, due tempi e mezzo fa. Lo vedesti ma non lo notasti nell'esplosione di mondi e di soli che si sprigionarono dalla mia mano. L'uomo è un esperimento, gli altri animali sono un altro esperimento. Il tempo dirà se ne sarà valsa la pena. La dimostrazione è finita, finita, potete andare, miei Signori".
Passarono diversi giorni. Ciò sta per un lungo periodo di (nostro) tempo, ché in paradiso un giorno è mille anni. Satana aveva fatto commenti ammirati su alcune delle brillanti opere del Creatore; commenti che, se letti tra le righe, erano sarcasmi. Li aveva fatti riservatamente, ai suoi amici fidati, gli altri arcangeli, ma erano stati sentiti per caso da alcuni angeli ordinari e riportati in Direzione.
Fu mandato in esilio per un giorno - il Giorno Celeste. Era una punizione a cui era aduso, a causa della sua lingua disinvolta. In passato era stato deportato nello Spazio, essendo altre destinazioni inesistenti, e aveva svolazzato languidamente per di là nella notte eterna e nel freddo glaciale; ma stavolta gli venne in mente di continuare e di cercare la terra e vedere come andava l'esperimento della Razza Umana.
In seguito scrisse a casa - molto riservatamente - le sue osservazioni a San Michele e a San Gabriele.

LETTERA DI SATANA
Questo è un luogo strano, un luogo straordinario, e interessante. Non c'è niente come questo su da noi. Gli uomini sono tutti pazzi, gli altri animali sono tutti pazzi, la terra è pazza, anche la Natura è pazza.
L'uomo è una meravigliosa curiosità. Nel suo stato migliore è una specie di angelo di bassa lega; nel suo stato peggiore è indescrivibile, inimmaginabile; e è sempre e comunque un sarcasmo.
E pure soavemente e in tutta sincerità egli si autodefinisce la «più nobile creatura di Dio». È la verità quella che vi sto dicendo. E questa sua idea non è recente; egli ne ha parlato in tutti i secoli, e ci ha sempre creduto senza che mai nessuno ci abbia riso sopra.
Inoltre - se posso chiedervi ancora uno sforzo - egli crede di essere il beniamino del Creatore. Crede che il Creatore sia orgoglioso di lui; crede perfino che il Creatore lo ami, abbia una passione per lui, passi le notti alzato a ammirarlo; sì, e vegli su di lui e lo preservi dalle sventure.
Gli indirizza le sue preghiere, e pensa che Egli l'ascolti. Non è un'idea bizzarra? Riempie le sue preghiere ora di rozze ora di spoglie ora di fiorite adulazioni, e pensa che Egli se ne stia assiso a compiacersi di queste stravaganze.
Prega per invocare aiuto, e favori, e protezione, ogni giorno; e lo fa con speranza e fiducia, sebbene nessuna delle sue preghiere abbia mai avuto una risposta. L'affronto quotidiano, la sconfitta quotidiana non lo scoraggiano; egli continua a pregare come prima. C'è qualcosa di quasi nobile in questa sua perseveranza.
Devo darvi un altro colpo: egli pensa che andrà in paradiso! Ha maestri stipendiati che glielo dicono. E gli dicono anche che c'è un inferno, di fuoco eterno, e che è là che finirà se non osserva i Comandamenti, Che cosa sono i Comandamenti? Una curiosità di cui vi dirò presto.