Letteratura palestra di libertà

21.02.2025

Molti sono i libri poco conosciuti di questo scrittore ancora attuali e meritevoli di attenzione. Il suo 1984 ha oscurato gli altri che andrebbero riscoperti. Questo per esempio, una miscellanea di saggi brevi, sui libri e sulla lettura, degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Qualche assaggio sfogliando il libro.

Sfogliando il libro

Da Ricordi di libreria Nel periodo in cui lavorai in un negozio di libri usati – un luogo che, finché non ci si lavora, è facile immaginare come una specie di paradiso dove affascinanti gentiluomini d'età scartabellano eternamente tra in - folio rilegati in pelle di vitello – mi colpì soprattutto la rarità delle persone davvero interessate ai libri. La nostra libreria offriva anche volumi eccezionalmente interessanti, ma dubito che uno su dieci dei nostri clienti fosse in grado di distinguere un buon libro da uno brutto. Gli snob a caccia di prime edizioni erano molto più frequenti degli amanti della letteratura; gli studenti orientali che tiravano sul prezzo dei libri di testo economici erano anche più numerosi; ma i clienti più comuni erano le signore dalle idee confuse che cercavano regali di compleanno per i nipotini.Molti dei nostri acquirenti appartenevano a quella categoria di persone che, pur essendo capaci di rendersi insopportabili ovunque, riescono a farlo particolarmente bene in una libreria. Per esempio, l'adorabile vecchietta che «vuole un libro per un malato» (richiesta frequentissima), o quella che nel 1897 ha letto un libro tanto ma tanto bello e vi chiede se potete procurargliene una copia. Peccato che abbia dimenticato sia il titolo sia il nome dell'autore: in cambio, però, si ricorda che aveva la copertina rossa. (Non è cambiato niente v. Avete il gabbiano Jonathan Listerine che ho recensito qui in

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Oltre a questi, altri due ben noti flagelli imperversano nelle librerie dell'usato. Uno è il tipo del signore decaduto che puzza di croste di pane raffermo e che ogni giorno, spesso anche più volte al giorno, tenta di vendervi dei volumi che non valgono proprio nulla; l'altro è quello che fa grandi ordinazioni di libri senza avere però la minima intenzione di pagarli. Da noi non si faceva credito, però tenevamo da parte i libri, oppure li ordinavamo, se qualcuno ci chiedeva di venire a prenderli in un secondo momento. Non tornava mai neanche la metà di chi aveva fatto le ordinazioni. Nei primi tempi questo mi sconcertava. Cosa spingeva quelle persone a comportarsi così? Entravano, chiedevano qualche libro raro e costoso, si facevano promettere più e più volte che glielo avremmo conservato, dopodiché sparivano per non tornare più. Molti di questi clienti, certo, erano palesemente da ricovero. Parlavano di sé con aria solenne e ci raccontavano le storie più fantasiose (storie a cui, in molti casi, giurerei che erano i primi a credere) per spiegare come mai fossero accidentalmente usciti di casa senza soldi. In una città come Londra ci sono sempre un sacco di pazzi non ufficialmente accertati che vagano per le strade e tendono a gravitare intorno alle librerie, rari posti in cui si può perdere tempo a ciondolare senza spendere un quattrino. Alla fine le persone di quel tipo le riconosci al volo. Nonostante i grandi discorsi, c'è in loro qualcosa di tarlato e inconcludente. Spesso, quando manifestamente avevamo davanti un paranoico, gli mettevamo da parte i libri richiesti e poi li risistemavamo sugli scaffali nel momento stesso in cui usciva. Però ho notato che in nessun caso questi personaggi tentavano di portar via la merce senza pagarla. Era come se si accontentassero di ordinarla: credo che così avessero la sensazione di spendere davvero del denaro.

Da La politica e la lingua inglese: La maggior parte di chi è in qualche misura interessato all'argomento converrà che la lingua inglese è ridotta a mal partito, ma in genere si presuppone che con un'azione deliberata non possiamo farci niente. La nostra civiltà è in decadenza, e la lingua – questo l'argomento usato – non può che essere partecipe del crollo generale. Ne consegue che qualunque lotta agli abusi linguistici è un arcaismo sentimentale, come il preferire le candele alla luce elettrica o le carrozze a due ruote agli aeroplani. Ciò sottintende la convinzione semiconscia che la lingua sia qualcosa che cresce naturalmente, e non uno strumento cui diamo forma noi per i nostri scopi. Ora, è chiaro che il declino di una lingua deve avere in ultima istanza motivazioni economiche e politiche e non va semplicemente attribuito alla cattiva influenza di questo o quel singolo scrivente. Ma un effetto può diventare una causa, rafforzando la causa originaria e riproducendosi in forma intensificata, e così all'infinito. Un uomo può darsi al bere perché si sente fallito, e poi fallire ancor più completamente perché beve. Alla lingua inglese sta succedendo qualcosa di molto simile: diventa brutta e imprecisa perché i nostri pensieri sono sciocchi, ma la sciatteria della nostra lingua ci rende più facile nutrire pensieri sciocchi. Il fatto è che il processo è reversibile. L'inglese moderno, e in particolare l'inglese scritto, è pieno di cattive abitudini che si propagano per imitazione e che possiamo evitare se siamo disposti a prenderci la briga di farlo. Se ci si libera di queste abitudini si riesce a pensare con maggior chiarezza, e pensare con maggior chiarezza è il primo, necessario passo verso una rigenerazione politica: di conseguenza la lotta al cattivo inglese non è qualcosa di futile e non è esclusivo interesse di chi scrive per mestiere. (E noi non abbiamo niente da dire?)