Letteratura latina inesistente

25.01.2025

Erudizione, cultura, sberleffo, risate intelligenti, e scusate se è poco! 

Da dove cominciamo? Dallo strato più esterno: la forma. Si presenta come un manuale in piena regola, note accuratamente compilate, rigorosa citazione (dell'assenza) delle fonti, registro linguistico adeguato. Peccato, o per fortuna, che non ci sia una parola di vero!
Il contenuto. Le parodie si susseguono implacabili, consentono a malapena al lettore di riprendere fiato tra una risata e la successiva. Questa farlocca storia della letteratura, rea confessa peraltro, prende l'avvio dai primordi, attraverso i secoli giunge fino alla tarda età imperiale concludendosi con una dotta appendice sui filologi illustri. Il tutto finalizzato alla satira dei tempi nostri. Giochi di parole, traduzioni latine improbabili, ma verosimili, di personaggi e situazioni attuali, un turbine rutilante che trilla come un flipper contagiando i neuroni del lettore con una salvifica accelerata alle sue sinapsi. 

Sfogliando il libro

Forme preletterarie
I più antichi testi della letteratura latina inesistente non hanno in realtà molta attinenza con la letteratura in quanto arte. Si tratta infatti in prevalenza, per i primi secoli dopo la fondazione di Roma, di formule magiche, scongiuri, preghiere, tutti testi conservatici fortunosamente su iscrizioni oppure per citazioni di autori d'età successiva (come Varrone, grande studioso delle antichità romane).
Non sarà tuttavia ozioso soffermarci a esaminare alcune tra le più antiche testimonianze della creatività del popolo romano, a torto posposto ai Greci da una certa estetica classicista.
Iscrizioni su oggetti
Le prime testimonianze della lingua latina sono le iscrizioni su due oggetti d'uso, la fibula Falbalà e la cista Natta, entrambi databili al VII-VI secolo a.C. e ritrovate in tombe a incinerazione sul Palatino.
L'iscrizione sulla fibula Falbalà non è altro che una specie di firma dell'artigiano che ha prodotto l'oggetto; i caratteri sono definiti dal Prosdocimi «pseudoetruschi bustrofedici sulfamidici» e traslitterati nel nostro alfabeto consentono la seguente lettura:

A : PI : И Ѻ Σ : K : WI : LЄC : ЄT :
(iscrizione originale)
A : ri : nos : k : wi : lec : et :
(traslitterazione)
La scrittura è sillabica e non esiste segno di distinzione tra le tre parole che compongono il testo. Si notino successivamente: l'antirotacismo o meglio il presigmatismo per cui la /r/ intervocalica non si è ancora trasformata nella /s/ del latino classico; l'assenza di un simbolo apposito per il suono /qu/; la desinenza arcaica -os per il nominativo maschile della seconda declinazione; la mancata gutturalizzazione in /g/ della palatale /c/. Appaiono invece di stile classico l'ellissi di est e quella del pronome personale is , che fa apparire il relativo privo di antecedente. Un tocco di eleganza è poi l'uso del futuro indicativo in sostituzione del più banale presente.
NOTA MIA Leggete con pazienza, guadagnatevela la risata.

Carmina
I carmina , manifestazioni preletterarie al confine tra religione e magia, erano diffusissimi in un popolo di agricoltori e soldati: invocazioni propiziatorie alle più strane divinità, scongiuri, ricette per guarire dalle malattie; tuttavia solo alcuni sono pervenuti fino a noi. Il loro carattere di formule magiche, che andavano ripetute sempre uguali, ha fatto sì che la loro forma arcaica originaria si conservasse, al punto che in epoca cesariana e augustea già non se ne comprendeva più il senso letterale.
Catone nel De agris colendis ci tramanda uno scongiuro garantito per ottenere la pioggia:
Ehia comites eamus omnes Ostiam ad balnea marina.
(Forza, amici, andiamo tutti a Ostia al mare.)
Secondo Catone funzionava sempre qualora ripetuto a voce alta durante la stagione calda negli ultimi giorni della settimana.