La poesia, perché? 7

18.03.2025

Immagine da Paolo Albani, Variazione sul canone La poesia come oggetto visivo

Innanzi tutto perché

È un bisogno umano insopprimibile.

Nell'uomo esiste una predisposizione poetica innata, analoga alle funzioni logiche che consentono la comprensione dei concetti matematici.

Ogni uomo è inerentemente poeta, come è matematico.

( Lorenzo Renzi, Come leggere la poesia).


Apollinaire Calligramma

Non si può quindi propriamente parlare di insegnamento della matematica, né della poesia, in quanto entrambe si limitano a dar forma a intuizioni e a potenzialità già presenti. La poesia più che essere insegnata, deve essere illustrata, praticata per andare a vedere di che cosa è fatta, con la curiosità della scoperta e il piacere del gioco.

L'attività poetica, secondo Renzi, non è privilegio dei soli addetti ai lavori:

è l'uomo che vi è coinvolto

e ancor prima, il bambino. Quale deve essere dunque il ruolo della scuola nel rapporto bambino - poesia, quello che getterà le basi per una conoscenza futura, nei successivi gradi di insegnamento? Innanzi tutto la scuola deve offrire prodotti di buon valore letterario, tenendo presente soprattutto che l'appagamento di un bisogno implica la gratificazione, non è un dovere né un esercizio. La scuola invece fa spesso della poesia (e della lettura) un tormento caricandola di schede, questionari, commenti che la riducono ad un preparato anatomico. Quando i ragazzi non amano la poesia è perché sono stati scelti testi inadeguati o metodi di presentazione sbagliati. Il bisogno di poesia trova comunque sempre il modo di appagarsi, sia pure con prodotti scadenti. Compito della scuola deve essere anche quello di educare il gusto.

Immagine da Paolo Albani, Variazione sul canone La poesia come oggetto visivo

Un'altra ragione a sostegno del valore formativo intrinseco della poesia la troviamo ancora nel lavoro già citato di Lorenzo Renzi, il quale afferma:

La poesia è finzione come il gioco.

Riprendendo un'osservazione di Freud l'autore paragona il poeta al bambino che gioca:

entrambi ricostruiscono il mondo, danno nuove forme alla realtà, impegnando in questi sforzi creativi grandi cariche affettive; entrambi si muovono con grande serietà in un mondo di fantasia.

Silvestro Lega, Le bambine che fanno le signore, 1872 


Il poeta è un fingitore.

Finge così completamente

che arriva a fingere che è dolore

il dolore che davvero sente.

(Fernando Pessoa, Una sola moltitudine)


José de Almada Negreiros, Ritratto di Fernando Pessoa-1954

Siamo noi che [....] facciamo diventare una cosa poetica. Dipende da come la guardiamo se sapremo guardarla con meraviglia. Come se nessuno l'avesse mai vista prima. (Donatella Bisutti, La poesia salva la vita).

 In La struttura del linguaggio poetico, Joseph Cohen afferma, lo stesso concetto, nella poesia poesia non conta ciò che si dice, ma come lo si dice. 

Il linguaggio poetico è dunque finzione e gioco, dello stesso tipo rappresentativo che caratterizza il teatro. Trasforma il mondo, lo ricrea con le parole attraverso nuove associazioni fra le cose, ma esso è gioco anche perché si impone delle restrizioni, delle regole: il metro, la rima, il ritmo.

Nessuno ha saputo esprimere meglio la magia del gioco poetico di Johan Huizinga che, nel suo celebre Homo Ludens, scrive:

Poiesis è funzione ludica. Essa ha luogo [....] in un mondo tutto proprio che lo spirito stesso si ricrea, in cui le cose hanno un altro volto che nella vita consueta e sono connesse in altro modo che dal legame logico [....]. Per intendere la poesia bisogna sapersi vestire dell'anima del bambino.

Ferdinand du Puigaudeau (1864-1930) Ombra cinese, il coniglio

https://www.leparoleelecose.it/?p=29624

Intervista a Lorenzo Renzi