Elogio della zucca

Il più piccolo della mia biblioteca; 6x7 cm;
nell'ultima pagina si legge:
«all'Insegna della Baita van Gogh» (il nome di una collana suppongo)
Questo volumetto in 32°
a cura di Vanni Scheiwiller è stato stampato a Milano
dalla Tipografia Allegretti di R. Campi & C.
il 7 dicembre 1985
Il prezzo è di 3000 lire, ma io lo ebbi in dono dal mio compianto amico Mario Biglino, libraio in Genova, complice di tante conversazioni librarie e di tante scoperte letterarie (mie). La copertina riproduce un'acquaforte in rame di Oscar Saccorotti del 1978. Si tratta di un estratto da un volume di racconti più ampio. Il contenuto: divagazioni sulle piante da balcone, amichevolmente curate, dalla scrittrice che, a causa dei suoi impegni, non può permettersi di tenere bestie per casa. E naturalmente la piacevole scoperta di una pianta, più da orto che da balcone, che rivela grazie insospettate, ma anche sofferenze, da essere vivente. E soprattutto ispira reminiscenze letterarie! Mai più dare dello zuccone a qualcuno!
Sfogliando il libro
Ti saluto e ti lodo, mia zucca ilare e gentile, inerme e generosa, spontanea e sorridente, che ti arrampichi senza fatica, senza fatica fai ombra, senza fatica regali fiori foglie frutti. Non chiedi molto in cambio: ma darti quello che vuoi, nel caldo delle sere di luglio e di agosto, con la lunga gomma che risale le tue volute e ti irrora e insieme irrora chi ti ama, è stata una gioia pura, uno dei molti piaceri dell'estate. Ogni mattino alzandomi mi hai salutato in modo diverso; un dialogo ininterrotto, variato, fiducioso si è stabilito tra noi, giorno per giorno. E una volta era la serpentina dei viticci che aspettava me per sistemarsi più comoda sulla canna lungo il muro o sulle trasversali che sono pronte a prepararmi, per merito tuo, una tettoia di verde rinfrescante; e un'altra volta erano uno o due o tre fiori gialli, spalancati come bocche ridenti, o altri fiori più piccoli, più pudichi e timidi, come trombette pendule e gentili; un'altra ancora la sorpresa massima: una linguetta chiara, un filino argenteo, ma si è un neonato, evviva! E poi il neonato già la mattina dopo mostrava spessori visibili, rotondità promettenti…[...]
... non sapevo più credere possibile che la zucca sia diventata sinonimo di stupidità.
O Machiavelli o Guicciardini o Giovanni Botero, o manigoldi cinici e scettici [...] solo gente della vostra razza può aver cosi calunniato la nobile zucca - Chi disconòsceti cerchiato ha il senno (e anche il cuore) di fredda tenebra -. Vorrei dirlo a gran voce, ma mi pare impensabile che qualcuno non l'abbia già fatto. Sarebbe la meraviglia nelle meraviglie: che nessun mistico, lodatore della bontà divina, nessun filosofo adoratore della natura, nessun pedagogista ammiratore della creatività spontanea, nessun cultore di Eros e della sua prolificità, abbia mai sentito il dovere, il bisogno, il gusto di cantare le glorie della zucca.
L'umanista Platina [...] dà sì alcuni modi di impiego della zucca per minestra, per tre tipi di dolci tra cui una torta di cui chiosa che "è pesante da digerire e nutre male" ma in realtà non nasconde la sua antipatia quando la presenta nel libro settimo, quello dedicato a "i legumi, i boleti, i tartufi e parecchie erbe ortensi e spontanee che sono poste dai filosofi tra i vegetali". Se allude alla sua forma, per ben due volte usa, figuriamoci, il paragone del serpente, e più che di bontà, parla di nocumento: "quelle di forma allungata sono meno nocive".
E persino il candido Ariosto la sfrutta per una metafora riduttiva: quella delle speranze folli che cadono con la stessa furia con cui sono cresciute. "Fu già una zucca, che montò sublime...". A lui posso perdonare, proprio per la bellissima sintesi di quell'espressione, "sublime", appunto come il supremo aereo capriccioso movimento della zucca che cresce, "arabesque", e "élévation", "écarté" e "croisé" di un'autentica grande prima ballerina vegetale.
Farò altre ricerche. Mi rifiuto di credere a tanta ingratitudine umana.