Consigli superflui
Si sa che la gente dà buoni consigli
Sentendosi come il Gesù nel tempio
Si sa che la gente dà buoni consigli
Se non può più dare cattivo esempio

Così cantava Faber. E si sa pure che di rado i buoni consigli sono graditi e, ancor meno frequentemente, richiesti. Ma poiché nessuno sfugge al bisogno insopprimibile di elargirli (chi è senza peccato…) almeno che siano inutili, non riguardino problemi seri e siano divertenti per chi li subisce o, in questo caso, per chi li legge. E, trattandosi di Mark Twain, i tre propositi sono coscienziosamente assolti.
Così l'autore si esprime sul dovere umanitario e sulla nobile arte di dar consigli.
È una buona cosa, forse, scrivere per il diletto del pubblico, ma è una cosa molto più alta e nobile scrivere per la sua istruzione, per un suo profitto, per un beneficio effettivo e tangibile. È questo l'unico obiettivo di questo articolo. Se servirà a riportare in salute un solo sofferente della mia razza, riaccendendo il fuoco della speranza e della gioia nei suoi occhi sbiaditi, riportando nel suo cuore morto gli impulsi rapidi e generosi di un tempo, sarò ampiamente ricompensato per il mio lavoro; la mia anima sarà pervasa dal sacro piacere che un cristiano prova quando ha compiuto un'azione buona e disinteressata.
Avendo condotto una vita pura e irreprensibile, ho il diritto di credere che nessun uomo che mi conosce rifiuterà i suggerimenti che sto per dare, per paura che io stia cercando di ingannarlo.
Nel libro troverete cinque inutili consigli, per problemi di poco conto, che potrete leggere nel nostro idioma e in quello originale.
Sfogliando il libro
Consigli alle bambine Le brave bambine non dovrebbero fare la linguaccia ai loro insegnanti per ogni piccola offesa. Si dovrebbe ricorrere a questa ritorsione solo in circostanze particolarmente gravi.
Se non hai altro che una bambola di pezza imbottita di segatura, mentre una delle tue compagne di gioco più fortunate ne ha una cinese di porcellana, dovresti comunque trattarla con gentilezza. E non dovresti tentare di fare uno scambio forzato con lei, a meno che la tua coscienza non ti giustifichi e tu sappia di essere in grado di farlo. [...]
Se tua madre ti dice di fare una cosa, è sbagliato rispondere che non la farai. È meglio e più corretto dire che farai quello che ti dice, e dopodiché agire con calma secondo i dettami del tuo miglior giudizio.
Dovresti sempre tenere a mente che è ai tuoi gentili genitori che devi il cibo e il privilegio di restare a casa da scuola quando dici di essere malata. Per questo motivo dovresti rispettare i loro piccoli pregiudizi, assecondare i loro piccoli capricci e sopportare le loro piccole manie almeno fino a quando non arrivano a opprimerti troppo.
Le brave bambine devono mostrare sempre grande rispetto verso gli anziani. Non dovresti mai "infastidirli", a meno che non siano loro a "infastidirti" per primi.
Come coltivare l'arte della menzogna [...] la menzogna, in quanto Virtù, Principio, è eterna; la menzogna, in quanto svago, conforto, rifugio nel momento del bisogno, quarta Grazia, decima Musa, migliore e più sicura amica dell'uomo, è immortale e non può scomparire dalla terra finché resiste questo club. Ciò di cui mi lamento è semplicemente il decadimento dell'arte della menzogna. Nessun uomo di buon senso, nessun uomo di sentimenti retti, può contemplare le bugie pigre e sciatte di oggi senza provare dolore nel vedere una nobile arte così prostituita.[...]
Non c'è cosa più evidente del fatto che la menzogna sia una necessità della nostra realtà: la deduzione che si tratti quindi di una Virtù è ovvia. Nessuna virtù può raggiungere la sua massima utilità senza essere coltivata in modo attento e diligente: va da sé, quindi, che questa dovrebbe essere insegnata nelle scuole pubbliche, persino sui giornali. Che possibilità ha l'ignorante bugiardo incolto contro quello esperto e istruito? [...] Il mondo ha bisogno di bugie giudiziose. A volte penso che sarebbe ancora meglio e più sicuro non mentire affatto piuttosto che mentire in malo modo. Una bugia goffa e poco rigorosa è spesso inefficace quanto la verità.
Vediamo ora cosa dicono i filosofi. Prendete nota di quel venerabile proverbio: "i bambini e gli sciocchi dicono sempre la verità". La deduzione è chiara: gli adulti e le persone sagge non la dicono mai. Lo storico Parkman afferma: "Il concetto di verità può essere esso stesso portato all'assurdo". Altrove ancora afferma: "È antico il detto secondo cui la verità non dovrebbe essere detta in ogni momento; e coloro che una coscienza malata spinge a violare abitualmente questa massima sono imbecilli e nocivi". Si tratta di un linguaggio forte, ma vero. Nessuno di noi potrebbe convivere con un spacciatore abituale di verità, ma grazie al cielo nessuno di noi è costretto a farlo. Chi dice abitualmente la verità è semplicemente una creatura impossibile; non esiste e non è mai esistito. Certo, ci sono persone che pensano di non mentire mai, ma non è così e questa ignoranza è una delle cose che più fanno vergognare la nostra cosiddetta civiltà. Tutti mentono, ogni giorno, ogni ora, da svegli, da addormentati, nei sogni, nella gioia, nel lutto; se tengono ferma la lingua, sono allora le mani, i piedi, gli occhi, l'atteggiamento a trasmettere l'inganno, e di proposito. Anche nei sermoni, ma questa è una banalità. [...]
Mentire è universale: lo facciamo tutti. Pertanto, la cosa più saggia da fare è imparare diligentemente a mentire in modo ponderato e giudizioso; a mentire con uno scopo buono e non cattivo; a mentire per il vantaggio degli altri e non per il nostro; a mentire in modo sano, caritatevole, umano, e non in modo crudele, doloroso e maligno; mentire con grazia e gentilezza, non in modo goffo e maldestro; mentire con fermezza, con franchezza, in modo corretto, con la testa eretta, e non in modo esitante, tortuoso, pusillanime, come se ci vergognassimo della nostra alta vocazione. Allora sì che ci libereremmo della verità infestante che sta facendo marcire la terra; allora sì che saremo grandi, buoni e belli, e degni abitanti di un mondo in cui la stessa Natura benigna è solita mentire, tranne quando promette un tempo esecrabile. Allora... Ma io non sono che un novello e insignificante apprendista di questa nobile arte; non posso istruire questo club.
A parte gli scherzi, credo che ci sia bisogno di un saggio esame per capire quali tipi di bugie sia meglio e più sano concedersi, visto che tutti dobbiamo mentire e tutti mentiamo, e quali tipi di bugie sia meglio evitare – e questa è una cosa che sento di poter affidare con fiducia alle mani di questo Club di esperti, un ensemble maturo che potremmo definire, a questo proposito e senza inutili lusinghe, di Vecchi Maestri.
NOTA Fortunatamente sto invecchiando (l'alternativa si sa qual è) e, per buona sorte, non sono diventata saggia, libera me domine! Tuttavia osservo con pensoso turbamento l'avanzare, inarrestabile, di ondate di libri che si propongono di insegnare la saggezza, distribuendo ricette di buon vivere; di romanzi sentimental-moralistici, farciti di assennate massime che riscuotono il gran favore del pubblico.
Detto questo ringrazio la buona sorte di averci regalato autori come Mark Twain, scrittore dalla penna brillante; persona di grande umanità, alla quale il destino non ha risparmiato pesanti bastonate, e che tuttavia ha sempre conservato intelligente cinismo e senso dell'umorismo; armi con le quali ha sbeffeggiato il vizio e il potere, dei comuni mortali, ma anche della politica e della religione.
Credo che il grande assente del nostro tempo sia proprio il senso dell'umorismo. Si dirà: c'è poco da ridere oggi. Vero, ma ci sono stati tempi peggiori, o almeno equivalenti; eppure qualche irridente fustigatore di costumi non è mancato. Ridere è facoltà esclusivamente umana, non esercitarla è, oltre che triste, pericoloso.
P.S. Non è un dato scientifico, solo un'impressione, fondata su una certa esperienza, ma sono i cosiddetti (brr!) millennial a difettare di ironia, noi boomer (ri-brr!), ancora qualche palata riusciamo a darla, non li avremo seppelliti, ma continuiamo a provarci.