Computer e Quartine

05.04.2025

Ovvero la poesia arriva da dove meno te l'aspetti

di London Orbital

 

Non avevo ancora 20 anni ed ero stato assunto da una ditta di informatica. il lavoro consisteva nello scrivere, nel linguaggio di programmazione, il software commissionato da grandi aziende. 

 Tic Tic Tic sulla tastiera.

IF W03-COMPCODE NOT = MQCC-OK

MOVE 'MQOPEN' TO M01-MSG4-OPERATION

MOVE W03-COMPCODE TO M01-MSG4-COMPCODE

MOVE M01-MESSAGE-4 TO M00-MESSAGE

ELSE

MOVE MQOD-OBJECTNAME TO W02-TEMPORARY-Q

END-IF.

Ogni mattina, il capo progetto, prima che ci mettessimo alle tastiere, ci leggeva una quartina di Omar  Khayyām.

In una mano la coppa di vin di rubino, nell'altra la treccia di Amante,

Seduto sull'orlo del prato in buon augurio felice,

e bere senza pensiero del girar della Sfera Celeste,

Bere fino a cadere ebbri di vino di gioia!

Quei versi - così nitidi e chiari - si facevano strada nelle nostre orecchie, ignoranti di poesia, e andavano a depositarsi da qualche parte, dentro di noi. Neppure il vecchio computer sembrava insensibile.

E intanto Tic Tic Tic sulla tastiera.

IF W02-COMPCODE NOT = MQCC-OK

EVALUATE TRUE

WHEN W02-REASON = MQRC-Q-MGR-NOT-AVAILABLE

MOVE M01-MESSAGE-6 TO M00-MESSAGE

WHEN W02-REASON = MQRC-UNKNOWN-OBJECT-NAME

MOVE M01-MESSAGE-2 TO M00-MESSAGE

WHEN W02-REASON = MQRC-NOT-AUTHORIZED

MOVE M01-MESSAGE-3 TO M00-MESSAGE

WHEN OTHER

MOVE 'MQOPEN' TO M01-MSG4-OPERATION

MOVE W02-COMPCODE TO M01-MSG4-COMPCODE

MOVE W02-REASON TO M01-MSG4-REASON

MOVE M01-MESSAGE-4 TO M00-MESSAGE

END-EVALUATE

END-IF.

Osservavo i colleghi intorno a me: avevano i capelli grigi e eseguivano lo stesso mio lavoro. Da quanto tempo erano lì, a fare Tic Tic Tic sulla tastiera? 

Bada, ora che puoi, non lasciar passare l'occasione,

Allevia il peso del cuore al triste tuo amante,

Un giorno, come Pinocchio, decisi di mollare, di scappare da un destino che mi pareva segnato. Ero impaurito di ritrovarmi con i capelli bianchi ancora incatenato alla tastiera.

Tic Tic Tic, tutta la vita?

CALL 'MQPUT' USING W03-HCON

W03-HOBJ-INQUIRY

MQMD

MQPMO

W03-BUFFLEN

W03-PUT-BUFFER

W03-COMPCODE

W03-REASON.

IF W03-COMPCODE NOT = MQCC-OK

Presi coraggio e ne parlai con il capo progetto, gli dissi dei miei dubbi e dei miei sogni, in verità assai vaghi. Non avevo alcuna alternativa da dare alla mia vita.

Ebbro son di peccato e sobrio son di speranza,

Solo confido, cioè, nella Clemenza Tua.

Il giorno dopo mi chiamò per dirmi che si era consultato in Direzione. Se restavo al mio posto, mi avrebbero dato un aumento di stipendio. A solo 6 mesi dall'assunzione la cosa aveva dell'incredibile. Sentivo che il cappio intorno al collo si stringeva. Poi si avvicinò e aggiunse, parlando sottovoce: "Scappa! Tu che puoi, scappa! Per me ormai è tardi, ma tu fai ancora in tempo".

Dicono: "Certo  Khayyām, se n'andrà all'Inferno…"

Ma chi è mai stato all'Inferno, chi dal Paradiso è tornato?

La settimana successiva rassegnai le dimissioni. Era il momento di salutare il capo prima di lasciare per sempre quegli uffici.

- Torna da me dopo che avrai scritto I Buddenbrook - mi disse. Non sapevo cosa fossero, 

I Buddenbrook, allora me lo spiegò.

Poi aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori la copia malconcia delle Quartine (*).

Puri venimmo dal Nulla, e ce ne andammo impuri.

Quel libro lo conservo ancora.

(*) Tutte le citazioni dei versetti sono tratte da Quartine, Einaudi 1956, trad. di A. Bausani


Questo delicato, insolito episodio mi venne raccontato, durante una conversazione serale, dall'amico London Orbital, il quale gentilmente lo ha messo a disposizione dei frequentatori del salotto.

Ed ora raccontiamo chi era questo straordinario poeta: ʿUmar (Omar) Khayyām. (*)

Quasi mille anni fa, un dotto poeta persiano, filosofo e scienziato, scriveva queste incantevoli quartine pervase di disincantato lirismo, di soffusa ironia sulla caducità della vita, accettata con garbo, con la consapevolezza della sua insignificanza. Un Qoelet meno disperato.

Poiché nessuno risponde, ahimè, del domani
Rallieta dunque, oggi, questo triste cuore.
Vino bevi al chiaro di luna, o Luna, ché la luna
Molto ancor brillerà, e noi non troverà sulla Terra

Immediato il richiamo al Carpe diem oraziano di cui riportiamo un estratto.

Tu ne quaesieris (scire nefas) quem mihi, quem tibi
Finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
Temptaris numeros.
[...] sapias, vina liques et spatio brevi
Spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invidia
Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
(Orazio).

Tu non chiedere (è inutile saperlo) quale fine gli dei
Abbiano assegnato a me, quale a te, oh Leuconoe,
e non tentare i calcoli dei babilonesi
[...] sii saggia, mesci il vino e recidi la lunga speranza poiché lo spazio è breve.
Mentre parliamo il tempo invidioso sarà già passato:
cogli l'attimo, fidandoti del futuro il meno possibile. 

 Non so se  Khayyām conoscesse Orazio, ma la cosa è possibile, sta di fatto che le due liriche ricalcano lo stesso modulo: l'incertezza del domani, l'esortazione ad una donna a godere del fuggevole presente, delibando una coppa di vino.

Qualche secolo dopo Lorenzo de' Medici, che sicuramente conosceva Orazio, componeva La canzona di Bacco

Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c'è certezza.
Quest'è Bacco e Arïanna,
belli, e l'un dell'altro ardenti;
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.

Tiziano Trionfo di Bacco e Arianna

I temi ricorrenti delle quartine sono l'incertezza del futuro; la caducità della vita; la dissoluzione del corpo e il suo ritorno alla terra; e quella della nostra memoria in chi ci sopravvive; l'irrisione benevolmente beffarda del sacro e della sapienza, che non consolano della vanitas vanitatum. E su tutto la consolazione del vino. I digitisti, ovvero quelli che guardano il dito quando si mostra loro la luna, propenderanno per l'interpretazione letterale, ma i selenisti, che volgono lo sguardo al cielo, a contemplare l'argenteo astro, si inoltreranno lungo i sentieri impervi della metafora. Sì perché il poeta sicuramente apprezzava l'elisir di Bacco, ma non era il tipo che affoga i dispiaceri nell'alcol. Il ricorso all'ebbrezza è da vedersi piuttosto come un edonistico distacco - non di rado accompagnato da un tocco di erotismo - dal male di vivere. Le quartine, nel loro insieme, sono un bouquet variopinto di variazioni sui temi sopra indicati, impreziosite dagli stilemi canonici della poesia dell'epoca e da delicati acquerelli che attirano lo sguardo del lettore: un usignolo, un fiore, il cielo, un rivo, il lembo di un prato.

Sfogliando il libro 

Il vento leggero d'Aprile sulla guancia del Fiore, è bello,

Bello nella distesa del Prato un Volto che illumina il cuore.

Tutto quel che tu dici sul ieri passato, bello non è:

Sta' lieto e non dire del ieri. Oggi è bello.


Giorni di primavera e rive d'un rivo e lembo di prato,

E ancor qualche bella fanciulla docile dolce d'angeliche forme.

Porgi la coppa allora, ché chi beve vino al mattino

Non cura pensier di Moschea, è libero d'ansie di Chiesa.


Bevi vino, ché vita eterna è questa vita mortale,

E questo è tutto quel ch'hai della tua giovinezza;

Ed or che c'è vino, e fiori ci sono, e amici lieti d'ebbrezza,

Sii lieto un istante ora, ché questa, questa è la Vita.


Fonte immagine: https://www.bbc.com/culture/article/20180111-the-rubaiyat-historys-most-luxurious-book-of-poetry