Bibliografia curiosa

L'autore è Paolo Albani*, OpLePiano, patafisico (ma anche un sacco di altre cose), al quale si devono libri quali l'enciclopedia delle scienze anomale Forse Queneau, Mirabiblia catalogo di libri introvabili e altri, non meno singolari, presenti nel salotto e che recensirò progressivamente.
Questo consiste nella raccolta di stranezze librarie di vario genere, è suddiviso in due parti. Nella prima, DELLA STRANEZZA DEI LIBRI, si trovano notizie su libri dalla forma bizzarra quali Il libro contenitore o Il libro commestibile o Il similibro e numerosi altri; ma non mancano libri inesistenti, mai scritti, biblioteche immaginarie. Nella seconda parte, DEL LATO RICREATIVO DEL LIBRI, scopriremo Il libro-placebo, La recensione fisiognomica, le utilissime Istruzioni per mangiare un libro; le surreali Scene ordinarie di vita dei libri e molto altro, come si potrà constatare Sfogliando il libro.
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Sfogliando il libro
La sindrome del bibliofilo inappagato.
I bibliofili, è cosa risaputa, sono gente strana, eccentrica, inaffidabile.
L'amore morboso, irrefrenabile per i libri, per i libri in quanto oggetti, di cui amano tutto anche i tarli (- lo, lo confesso oggi, amo anche quelli - ha scritto Umberto Eco), porta spesso il bibliofilo a commettere le nefandezze più riprovevoli.
Il conte Guglielmo Libri (1803-1869), nomen omen, valente matematico e bibliofilo, fu al centro di un famoso scandalo nel XIX secolo, accusato di aver sottratto un'enorme quantità di libri dalle biblioteche pubbliche francesi; Jean-Népo- mucène-Auguste Pichauld, conte di Fortsas (1770-1839), arrivava a distruggere dei libri rari pagati a peso d'oro non appena veniva a conoscenza che erano stati segnalati in qualche catalogo, ovvero - orribile sorpresa! - quando scopriva di non esserne l'unico possessore. L'insana passione per i libri può arrivare fino al punto estremo di spingere il bibliofilo a mangiarseli i libri, in un gesto di sublime totale fusione con la carta stampata: la bibliofagia», cioè possesso, di totale fusione con la carta stampata: la bibliofagia, cioè
l'atto o la consuetudine di mangiare i libri, è pratica antica e molto più diffusa di quanto non si creda.
La sindrome che forse meglio ritrae l'emblematica figura del bibliofilo è il senso di castrazione libraria-, cioè la sofferenza, lo smarrimento che il bibliofilo vive di fronte alla mancanza di un libro fortemente desiderato. Il non possesso di un libro vagheggiato da anni, di cui si sono seguite inutilmente le tracce nei magazzini più sperduti delle librerie antiquarie e dei collezionisti di tutto il mondo, è causa di un malessere che qualcuno ha paragonato, e non a torto, al complesso di castrazione, allo scacco e senso di frustrazione che la bambina prova, secondo Freud, di fronte alla mancanza del pene (nel nostro caso il libro).
Il libro amato, ma non posseduto, che sciaguratamente resta ancora lontano dagli scaffali della propria biblioteca, di cui è privato a dispetto della sua volontà, diventa per il bibliofilo un'idea fissa, un supplizio mentale, si trasforma piano piano in un tarlo demoniaco, fonte di un'angoscia e di una tristezza incolmabili, e a volte, come si è detto, di scelte improbe.
Del resto, senza il possesso di quel libro, senza poterne gustare da solo l'inconfondibile corporatura, il bibliofilo si sente perduto, non realizzato, sospeso nello spazio di un'incompiutezza cosmica.
Da scene ordinarie di vita da libri
Un libro se ne stava sdraiato sul dorso a guardare il cielo brulicante di letterine luminose. D'un tratto vide cadere una letterina e espresse un desiderio: - Mi piacerebbe avere una ristampa! -
Due libri si dettero appuntamento in corso di Stampa, all'angolo con via dei Diritti d'autore, di fronte al vecchio Palinsesto.
Non fare l'apocrifo! Disse un libro che odiava le falsità.
Un libro del XVI secolo era sempre a lamentarsi della salute: aveva il colophon di traverso, le calcografie, la pelle conciata male, il dorso rovinato, una piega morta e altre magagne ancora.
Un libro di narrativa entrò in banca e chiese un estratto del suo racconto.
La recensione fisiognomica
Abbiamo sotto gli occhi una fotografia dell'autore, riportata nella quarta di copertina del libro. Ebbene, l'impressione che se ne ricava è di un non so che di già visto, di stantio, di inutil- mente e vacuamente alla moda. L'autore è un giovanotto sui trentun anni, fin troppo abbronzato e dalla magrezza esibita: le sue basette strette e lunghe simboleggiano uno stile compiaciuto, irritante, carico di riferimenti alla cosiddetta cultura dei giovani. L'impressione è confermata dalla maglietta indossata dallo scrittore, sulla quale campeggia la dicitura NEW YORK. Lo sguardo è ammiccante, come se Emaci si congratulasse con se stesso per essere finalmente diventato un autore, cosa che conferisce a tutto il libro un fastidioso tono di falso. L'opacità degli occhi tradisce un eccessivo consumo di programmi televisivi, forse talk show: e questo fa venire in mente lo scrittore americano Jack Kerouac, che fece di quel passatempo l'unica attività della sua insipida vita. La mancanza di peli sulle guance e l'aspetto troppo pulito del viso (non ci sono brugnoli né cicatrici) rivelano una scrittura senza identità, artificiale come l'alluminio: il richiamo evidente è all'autore americano D. Leavitt. Il fatto che Emaci stringa tra le braccia un gatto, infine, e lo protenda verso l'obiettivo, rende il suo romanzo sinceramente illeggibile. Con questo gesto, infatti, Emaci cita Poe ma dice anche molto di sé, pur senza accorgersene: ci dice di essere banalmente teatrale, di amare i sotterfugi ma di voler anche fortemente piacere e di essere un opportunista della letteratura. Non ci piace per niente, insomma. Non dobbiamo però condannare Emaci per questa sua prova immatura: può succedere a tutti di sbagliare un romanzo, all'inizio. Lo aspettiamo invece al prossimo libro, sperando di trovarlo con basette più corte, senza magliette americane addosso e, soprattutto, senza gatti in braccio ma nemmeno cani.
Questa straordinaria recensione, di una comicità surreale e irresistibile, è stata scritta da Maurizio Salabelle (1959-2003), autore di libri bellissimi, animati da personaggi bizzarri e stralunati.
Salabelle è l'inventore di un singolare genere letterario: la cosiddetta «recensione fisiognomica». Questa dà conto del libro (introvabile) Vi mando tutti ad ascoltare il cuculo di Giuseppe Emaci, pubblicato dalle Edizioni Bombesi.