Babele Poetica
Introduzione
Genesi 11,1-9
1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Grande Torre di Babele Pieter Bruegel 1563
Il mito di Babele, citato anche nel poema sumerico Enmerkar e il signore di Aratta, al di là di ogni interpretazione teologica, sempre finalizzata e ristretta, è la straordinaria prova della capacità di queste narrazioni, prescientifiche, di dare risposte allegoriche e poetiche alle domande esistenziali degli esseri umani. I miti, come gli antichi oracoli, non hanno mai un significato univoco, non danno risposte definitive, ma invitano chi li ascolta o li legge a darne una propria, sulla base delle sue riflessioni ed esperienze.
Molto ci sarebbe da dire su questo suggestivo racconto, ma limitiamoci al suo significato più palese: la cosiddetta confusione delle lingue, vista come una punizione divina. Ma ecco il dubbio, è proprio così? Davvero una lingua unica sarebbe un bene per l'umanità?
Sono moltissime le lingue parlate sul pianeta, ma molte muoiono, si estinguono come le specie rare viventi, ed una lingua che muore si porta via con sé un mondo. Quando accade gli studiosi se ne rattristano perché è un patrimonio di civiltà che scompare.
Consideriamo la piccola Babele del nostro Paese, come risulta visivamente da questa mappa: una straordinaria ricchezza di idiomi.

Fonte https://identitlterit.wordpress.com/2011/01/13/mappa-dei-dialetti-italiani/
Fatta questa premessa vorrei dimostrare, testi alla mano, che i dialetti, o meglio le lingue regionali, con la loro struttura grammaticale e sintattica, complessa e articolata, con il loro lessico ricco ed espressivo, hanno tutte le carte in regola per esprimere non solo l'oralità colloquiale quotidiana, o la saggezza popolare che si dispiega nei proverbi e nei modi di dire, ma anche per rappresentare sentimenti più elevati, attraverso la poesia, quella scritta sui libri, quella cosiddetta colta. Il progetto, ambizioso, per il quale cerco collaboratori, è quello di costruire una Babele Poetica che rappresenti la varietà linguistica e creativa del nostro Paese. Il primo contributo è quello di un amico, Pietro Costantini, che dedica passione e tempo alla conservazione dell'idioma ligure.
(Gralli)