Amor va cercando chi solingo vive 4

19.03.2025

Per amor di contrasto, dopo i cieli azzurri, gli alberi fioriti e gli uccellini, argomenti poetici per eccellenza, una poesia d'amore, anzi uno struggente lamento d'amore, che mai ci aspetteremmo da una creatura, a ragion veduta, trascurata dai poeti; eppure anch'essa, repellente e negletta com'è, ha trovato chi ha saputo dar voce alla sua pena.

Elegia del verme solitario

Solo è Allah nel Paradiso

del Profeta Makometto

solo è il naso in mezzo al viso

solo è il celibe nel letto,

ma nessun, da Polo a Polo,

come me sul globo è solo,

né mai fu, per quanto germe

ebbe lune del lunario,

perch'io solo sono il verme

lungo verme

cieco verme

bieco verme

triste verme

solitario.

Solitario sulla vetta

della torre antica è il passero

solitario. È la vedetta

solitaria in cima al cassero,

solitario è il soldo, o duolo,

del tapin ch'à un soldo solo,

solo andava il cieco inerme

e ben noto Belisario,

ma il più sol di tutti è il verme

lungo verme

cupo verme

cieco verme

bieco verm

triste verme

solitario.

Tutte l'altre creature

hanno moglie od hanno figli:

i canguri han le cangure

i conigli han le coniglie,

l'api accoppiansi nell'aria

e persin la dromedaria

tra le sabbie nude ed erme

ha il fedele dromedario.

Il più sol di tutti è il verme

lungo verme

cupo verme

cieco verme

bieco verme

triste verme

solitario.

Una vaga fantasia

alle volte pur mi coglie,

la mia mente vola via

e m'immagino aver moglie,

mi par d'essere, o cuccagna,

un bel nastro, una lasagna...

non più fitto in membra inferme

nel mio vil penitenziario

e non più essere un verme

lungo verme

cupo verme

cieco verme

bieco verme

triste verme

solitario.

Nastro a volte mi figuro

di annodarmi intorno a un collo

di fanciulla esile e puro.

In intingoli di pollo

altre volte invece parmi

da lasagna intingolarmi.

Il mio cor si tuffa in terme

di speranza... ed al contrario

resto sempre il verme,

il verme

lungo verme

cupo verme

cieco verme

bieco verme

triste verme

solitario

Pure il giorno verrà, il giorno

che uscirò fuori a vedere

come è fatto il mondo intorno

miserere, miserere,

finirò la vita trista

nel boccal di un farmacista

pieno d'alcool ed erme-

ticamente funerario,

perché io non son che il verme

lungo...

cupo…

cieco...

bieco...

triste verme

SOLITARIO

Ernesto Ragazzoni, Poesie, REA edizioni

Solo un cuore arido può rimanere insensibile di fronte a tanta sofferenza, o peggio riderne! I belli e le bestie, perché solo i primi hanno diritto all'amore?

Confesso che anch'io mi sono lasciata andare all'ilarità la prima volta che ho letto questa poesia. In seguito, però, rileggendo ogni verso con attenzione mi sono detta che forse il poeta, sotto il velo dell'ironia, ha cantato la sua personale afflizione dovuta alla solitudine. Lo ha fatto pudicamente, senza darla in pasto alla massa dei lettori, morbosamente gaudenti delle pene altrui, affidandola al più improbabile dei portavoce.

Ad ulteriore conferma di tale convincimento, ha contribuito l'ascolto dell'accorata lettura dell'elegia da parte di Vittorio Gassman, che ne sottolinea tutta la drammaticità (con una spruzzata di ironia).

https://www.youtube.com/watch?v=AU5s89kUS-M

Il tormento del mancato amore si può anche esprimere così:

Mi strugge l'anima perdutamente

il desiderio d'una donna viva,

spirito e carne, da poterla stringere

senza ritegno e scuoterla, avvinghiato

il mio corpo al suo corpo sussultante,

ma poi, in altri giorni più sereni,

starle d'accanto dolcemente, senza

più un pensiero carnale, a contemplare

il suo viso soave di fanciulla,

ingenuo, come avvolto in un dolore

e ascoltare la sua voce leggera

parlarmi lentamente, come in sogno…

24 ottobre 1925


Senza una donna da serrarmi al cuore!

Mai l'ebbi e mai l'avrò. Solo, stremato

da desideri immensi di passione

e pensieri incessanti, senza meta.

18 aprile 1926

Cesare Pavese, Il desiderio mi brucia Poesie d'amore, Garzanti

La poesia dunque è forma, un abito che riveste diversamente uno stesso sentimento. Lo so, i sostenitori del dualismo poetico/non-poetico, coi palmi levati, voltando il viso, respingeranno sdegnati un sì blasfemo accostamento. Eppure a qualcuno piace pensare che il lamento di Tenia Solium, Verme Solitario per gli amici, altro non sia che una straziante, beffarda, allegoria di chi (ahi lui/lei) non sa che coss'è l'amor.

https://www.youtube.com/watch?v=OWwqSj_VULQ&ab_channel=Franciccio

(Continua)