Abdullah Ibrahim

Adolph Johannes Brand è nato nell'ottobre del 1934 a Città del Capo. Questo nome non dice molto, anche agli appassionati di jazz, ma basta ricordare il suo pseudonimo – Dollar Brand – per risvegliare piacevoli ricordi. In realtà oggi tutti conosciamo questo straordinario pianista con il nome di Abdullah Ibrahim, nome scelto dopo la conversione all'islamismo, avvenuta nel 1968. Il nostro pianista cominciò a suonare a 7 anni e a 15 divenne professionista. In Sudafrica, quegli anni, la situazione era molto conflittuale e il regime dell'apartheid davvero pesantissimo. Soprattutto per questa ragione Ibrahim, nel 1962, decise di lasciare la sua terra per trasferirsi in Svizzera. Nella sua lunghissima carriera ha suonato con tutti i più grandi musicisti della sua epoca e vale la pena nominarli, alcuni di loro: Don Cherry, Ornette Coleman, John Coltrane, Cecil Taylor, Archie Shepp e via via con un elenco di stelle del jazz. A molti, tuttavia, me compreso, piace ricordare, soprattutto, la sua attività da leader e da solista che, ancora oggi, a 90 anni, non smette di meravigliare. Sono state scritte molte parole per descrivere la bellezza della sua musica e del suo suono, quasi sempre di ammirazione e gratitudine per il piacere di sentirlo. Due giudizi a me sembrano definitivamente appropriati. Quando si parla di Ibrahim come "dotato di una possente definizione ritmica", apparentemente in contraddizione con molte sue melodie, ma azzeccata se si ricorda davvero cosa rappresenta il ritmo per il fluire sciolto della musica. La definizione più bella è, tuttavia, quando si parla della sua musica che intesse "disegni melodici di palpitante dolcezza, nostalgici, intensamente evocativi". A questo punto il mio compito è quello di suggerire un ascolto e, vi assicuro, non è facile per un artista che ha inciso il suo primo disco nel 1960 e l'ultimo nel 2024, 64 anni dopo. Scelgo un album Piano Solo del 2021 – Solotude – con 20 brani, tutti abbastanza brevi, che offrono un quadro di insieme della sua musica. In questo disco c'è Abdullah Ibrahim e il suo piano, niente orpelli, niente altro. Credetemi: è abbastanza per farsi portare in un mondo incantato.
Se il 7 marzo siete dalle parti di Parigi non mancate l'appuntamento con il 90enne capace di farci ancora sognare.
Abdullah Ibrahim (1934)
Solotude (Gearbox) (9 ottobre 2021) 20 brani 42 min
https://www.youtube.com/watch?v=E3WcRAEsst0&ab_channel=2666-TheArtOfListening
